di Redazione
Dopo Isernia, Agnone, Campobasso, Riccia e Larino, anche il Comune di Venafro ha deciso di impugnare davanti al TAR la delibera regionale n. 34 del 3 giugno 2025, con cui la Regione Molise ha approvato il nuovo Piano Sociale Regionale 2025–2027, corredato dal Piano regionale di contrasto alla povertà per lo stesso triennio. L’unico Comune degli ambiti di riferimento a non aver ancora presentato ricorso resta Termoli. La decisione di Venafro è stata formalizzata con la Determinazione del Responsabile n. 617 del 15 settembre 2025, con cui è stato affidato l’incarico legale per procedere contro la delibera. Una mossa che segue la Delibera di Giunta Comunale n. 123 dell’11 settembre, in cui l’amministrazione ha manifestato l’intenzione di tutelare le prerogative dell’Ente ricorrendo ufficialmente in giudizio. Al centro della contestazione, come già evidenziato anche dagli altri Comuni, vi è la riduzione degli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) da 7 a 3. Un cambiamento significativo, che secondo molti Sindaci potrebbe compromettere la capacità degli enti locali di rispondere in modo capillare e tempestivo alle esigenze sociali del territorio, in particolare nei Comuni più piccoli o periferici. L’accorpamento degli ATS è visto con preoccupazione non solo per il potenziale impatto sulla qualità e prossimità dei servizi, ma anche per le incognite legate alla gestione operativa, alla ripartizione delle risorse e all’effettiva autonomia dei Comuni nella programmazione e attuazione degli interventi sociali. In discussione vi sono anche aspetti legati alla sostenibilità economica del piano: i Comuni temono che le risorse stanziate possano non essere sufficienti a coprire i bisogni reali delle fasce fragili della popolazione, e che l’eventuale aggravio organizzativo e finanziario ricada proprio sulle amministrazioni locali. Il ricorso al TAR, sottolineano gli amministratori venafrani, non è solo una difesa degli equilibri istituzionali, ma anche un atto volto a fare chiarezza su diversi profili di legittimità. Tra i nodi sollevati: il rispetto delle competenze degli enti locali; la conformità del piano ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEPS) previsti dalla normativa nazionale; i criteri di selezione e nomina dei coordinatori degli ATS; la trasparenza del processo di riforma e la partecipazione dei territori coinvolti. Non è la prima volta che un piano sociale regionale solleva contenziosi: le riforme strutturali in ambito socio-assistenziale, specie quando coinvolgono la governance degli ATS, generano spesso tensioni tra Regioni e Comuni. La vicenda molisana non fa eccezione. Il ricorso del Comune di Venafro si inserisce anch’esso in un contesto di forte preoccupazione istituzionale e sarà ora il Tribunale Amministrativo Regionale a doversi pronunciare sulla legittimità e sulla coerenza della riforma rispetto ai principi della normativa vigente.






























