di Redazione

Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni membri del Comitato Direttivo del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Campobasso-Bojano e da come strumentalizzato da esponenti del Partito Democratico, la situazione finanziaria del Consorzio può definirsi trasparente e legittima.  Le perdite accumulate dal Consorzio a cui si fa riferimento, NON sono imputabili a questa gestione, in quanto prodotte in esercizi finanziari (dal 2003 al 2012 e anno 2016) in cui l’organo politico era assente e l’ente era gestito da commissari nominati dalla Regione Molise, a riprova di questo aspetto si sottolinea come a partire dall’anno 2022 (anno in cui sono stati ricostituiti gli organi politici del consorzio) i bilanci hanno chiuso con un utile d’esercizio di oltre 600 mila euro complessivi.  Si evidenzia comunque che i bilanci, compresi quelli degli anni pregressi, sono pubblici e depositati presso la Camera di Commercio del Molise. Gli stessi, elaborati secondo la normativa di riferimento hanno trovato il voto concorde o la mancata opposizione da parte dei componenti dello stesso Consiglio di amministrazione consortile. Ovvero anche da parte di coloro che oggi, in maniera strumentale e per evidenti interessi politici anche di carattere personale, sollevano dubbi ed eccezioni che, un lettore più attento, avrebbe considerato generiche e prive di sostegno anche meramente indiziario.  Ciò nondimeno la scelta di alcuni esponenti della minoranza regionale di servirsi, per finalità di mera propaganda politica, di una nota tanto infondata quanto generica, (sottoscritta da TRE Sindaci e non da QUATTRO), non fa altro che arrecare danno al territorio regionale ed alle aziende che sono insediate nell’area del nucleo industriale di Campobasso- Bojano, tra cui possono annoverarsi anche multinazionali di innegabile prestigio.  Risulta, inoltre, inopportuno ed ingiustificato tanto più alla luce del contenuto della nota citata dalla consigliera regionale Fanelli, il riferimento, dalla stessa operato, al divieto di soccorso finanziario ed all’ipotizzato accollo di ulteriori debiti in capo ai comuni. In primo luogo, in quanto la quasi totalità dei comuni soci o ex soci dell’ente consorzio hanno sottoscritto accordi transattivi, per procedere al ripianamento delle perdite a loro ascritte, tramite decreto ingiuntivo prodotto nel periodo in cui l’ente era gestito da commissari nominati dalla Regione Molise. Si sottolinea che gli accordi transattivi sono stati regolarmente approvati nei rispettivi Consigli Comunali – e trasmessi, in quanto classificati debiti fuori bilancio, alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti del Molise, che nulla ha eccepito nei confronti dei Comuni. In secondo luogo, perché l’eccezione, è stata già ampiamente rigettata dai Tribunali di Campobasso e Isernia tramite diverse sentenze che hanno visto i Comuni soccombenti. A quanto detto si aggiunga il recente riferimento, operato dalla stessa consigliera Fanelli, ad una ipotizzata richiesta che una società “risiedente nell’area del Consorzio” avrebbe presentato “per cedere alcuni terreni di sua proprietà” allo stesso Ente. Richiesta rispetto alla quale il Consorzio non avrebbe fornito alcuna risposta. Certamente la mancata conoscenza delle modalità di funzionamento di un Consorzio di Sviluppo Industriale, unita ad una spinta propagandistica assolutamente non aderente alla realtà fattuale ha determinato questa nuova presa di posizione. Si evidenzia, per mero scrupolo, che la normativa prevede specifiche ipotesi di riacquisizione dei terreni da parte dei Consorzi, tanto più nelle ipotesi in cui gli stessi siano stati assegnati a società che poi si sono dimostrate non affidabili o semplicemente non in grado di far fronte all’impegno economico prettamente aziendale. In questi casi non sussiste un obbligo per il Consorzio né la vicenda descritta può riguardare la funzione pubblica all’industrializzazione. Il caso, invero, si riferisce ad una società che, non avendo proceduto a realizzare il piano industriale che si era prospettata e che era stato approvato, oggi pretenderebbe dall’Ente pubblico economico un riacquisto coattivo della superficie, riservandosi, tra l’altro, anche la possibilità di vendere a terzi eventualmente interessati. Pertanto la vicenda va ricondotta nell’alveo di una pretesa infondata e temeraria che è costantemente monitorata dal Consorzio precisandosi che, proprio come ammesso dalla dott.ssa Fanelli, si discute di terreni di proprietà di un privato e che l’Ente pubblico economico a cui rivolge i suoi attacchi in maniera ormai costante, non può procedere ad acquisti puri e semplici ma può esercitare la potestà di esproprio dei terreni ricadenti nell’area,  per progetti industriali approvati e ritenuti di pubblico interesse. Concludendo e come già ribadito, mi auguro vivamente che la Regione Molise non si limiti esclusivamente al dibattito in aula, ma avvii concretamente le operazioni di controllo e verifica richieste dai depositari dell’interpellanza, utili a determinare una volta per tutte, eventuali responsabilità che hanno determinato in maniera negativa la vita dell’ente consortile.

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