In un’Italia sempre più divisa tra modernizzazione e tutela del patrimonio, fa discutere un commento dell’attivista culturale Emilio Izzo, che interviene con toni accorati sulla gestione di un sito archeologico recentemente emerso in un’area destinata alla costruzione di una scuola.
Il caso – ancora avvolto da contorni poco chiari – sembra riguardare il rinvenimento di reperti significativi nel sottosuolo di un’area urbana, dove è prevista l’edificazione di un nuovo istituto scolastico. Izzo, da sempre in prima linea nella difesa del patrimonio culturale, propone una soluzione tecnica quanto simbolica: costruire un solaio rialzato che consenta sia la realizzazione della scuola che la fruizione del sito archeologico attraverso visite nel sottosuolo.
“Bisogna capire davanti a noi quale sia lo scenario,” scrive Izzo sui social, “poi basterebbe realizzare un solaio rialzato sul quale costruire la scuola e permettere le visite nel sottosuolo.” Un’idea concreta, che affonda le radici nel principio di coesistenza tra sviluppo e memoria.
Ma il suo sfogo va oltre la proposta pratica. L’attivista lancia un’accusa implicita all’indifferenza culturale che, a suo dire, ha già causato la perdita di testimonianze inestimabili: “Se invece l’humus culturale di questa disgraziata terra è quello che ha visto capitolare l’eccezionalità del Paleolitico… allora spero che tutto possa andare in mano a persone che sanno amare queste straordinarie realtà culturali.”
Non manca neppure un riferimento polemico alla “presunta testa dell’imperatore”, forse simbolo di passate occasioni mancate o gestioni discutibili del patrimonio.
Il commento ha raccolto numerosi consensi online, con centinaia di reazioni e condivisioni. In molti chiedono chiarezza sulle scoperte e sollecitano l’intervento delle autorità competenti. La vera sfida, tuttavia, resta quella culturale: siamo pronti a riconoscere il valore del nostro passato anche quando si scontra con le esigenze del presente?
Intanto, l’auspicio è che decisioni di tale portata non vengano prese nel silenzio, ma con il coinvolgimento della cittadinanza e il rispetto per ciò che rende unica la nostra storia: la sua profondità, la sua fragilità e la sua eterna attualità.
Redazione