La povera Annaelsa Tartaglione ci ha provato in tutti i modi a non sbottonarsi sul governatore del Molise.

Ha addotto ogni tipo di motivazione per evitare giudizi politici che potessero far capire, palesemente, il no del partito di Berlusconi ad una eventuale riproposizione di Donato Toma, uscente, a governatore del centrodestra nel 2023.

La sensibilità della Tartaglione partiva da un concetto di fondo: non indispettire il presidente pro tempore della Regione Molise per non dar luogo a ripercussioni per il partito che, anche senza Toma, dovrà sostenere la prossima competizione elettorale.

Eppure l’ultimo intervento non lascia scampo: la coordinatrice regionale, nel nominare Nicola Cavaliere capo delegazione, ha compiuto il peggior gesto politico che un partito potesse mettere in atto: ha sfiduciato palesemente Toma, affermando che il governatore non è titolato a parlare in nome e per conto di Forza Italia. Né a compiere scelte in nome e per contro del partito che portino alla nomina o alla rimozione di cariche pubbliche affidate alla giunta regionale.

Cosa c’è dietro questo gesto severo della Tartaglione?

Secondo alcune voci, sembrerebbe che Aldo Patriciello abbia alzato l’asticella di attenzione di Forza Italia sul Molise dopo la “cacciata” del suo uomo Claudio Pian da amministratore delegato di Sviluppo Italia Molise.

Una decisione che, secondo tanti, deriverebbe non solo dai pessimi rapporti tra il buon Aldo e suo cognato, il vicepresidente della Giunta regionale Vincenzo Cotugno. Ma anche dalla caparbietà sempre di Aldo di non voler sentir più parlare di Donato Toma presidente reputandolo politicamente incompetente a gestire sia la regione ma soprattutto la sanità.

Insomma, se Toma sta portando avanti le sue azioni di persuasioni su Patriciello in Molise, l’eurodeputato di Forza Italia. forte del suo primo posto nel partito nel collegio elettorale europeo  del centro sud, ha messo in pratica le sue rimostranze a Roma. “Con questo Toma ci stiamo autodistruggendo” sembra siano state le parole del politico di Pozzilli che alla presentazione del libro di Cirino Pomicino non ha visto la presenza né del presidente né del vice presidente del Regione. “Cosa possiamo fare”  avrebbe domandato il mite Tajani evidenziando la problematicità dell’avere Toma come governatore uscente. Anche perché il governatore pare sia impegnato sul partito romano per elemosinare quotidianamente un cenno positivo alla sua ricandidatura.

La scelta sul da farsi sarebbe dunque ricaduta sull’azione della Tartaglione per delegittimare Toma d qualunque parola o azione in nome e per conto di Forza Italia. Tanto da andare in consiglio regionale, il governatore in pectore, e affermare: “Fare il presidente della Regione non è una mia ragione di vita come per qualcun altro”.

Sarà, ma siamo certi che da questo governatore che si crede Napoleone ne vedremo delle belle.

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