di Redazione

Le ferite dei confini non guariscono mai del tutto. A distanza di decenni ci sono luoghi dove la divisione è ancora materia viva, impressa nei muri, negli sguardi, nelle abitudini quotidiane. Le strade dell’Apartheid nasce da qui, dal bisogno di restituire visibilità a tre territori segnati dalla stessa, antica ferita: il Sahara Occidentale, la Palestina e l’Irlanda del Nord, dove la segregazione è diventata paesaggio. Con questo progetto fotografico Luca Greco invita lo spettatore a un viaggio attraverso ciò che resta dei conflitti e delle identità negate. Realizzato nel corso di più anni, Le strade dell’Apartheid non è un reportage d’attualità ma un corpo di lavoro che conserva forza politica e umana proprio perché racconta ciò che resiste al tempo: la vita nei campi profughi Saharawi, le strade di Hebron e Tulkarem ancora presidiate dai militari, i quartieri di Belfast dove i peace walls separano ancora cattolici e protestanti. Le fotografie, intense e prive di retorica, costruiscono un racconto corale dove il paesaggio diventa specchio dell’animo umano. Sabbia e cemento, filo spinato e nebbia, vento e silenzio si alternano in un continuum visivo che lega popoli lontani e tempi diversi in un’unica condizione di sospensione. In questo senso la mostra parla al presente: ci interroga su ciò che resta della libertà quando il confine si fa destino e su come la memoria possa diventare forma di resistenza. Scriveva Mahmoud Darwish: “Anche gli uomini sconfitti hanno scritto un loro poema.”
È di quel poema invisibile che Le strade dell’Apartheid raccoglie le parole e le immagini: un’epopea dei senza nome, un archivio di umanità che rifiuta di scomparire. Nel corso della settimana di apertura sono previsti eventi collaterali, incontri e proiezioni di approfondimento sul tema dei confini e della memoria, con la partecipazione di fotografi, giornalisti e studiosi. L’inaugurazione è prevista per domenica 2 novembre ore 17:30  presso il Circolo Sannitico, Piazza Pepe, Campobasso e resterà aperta dal 2 al 9 novembre 2025. Lunedì–Venerdì | 17:30–20:30 – Sabato–Domenica | 10:30–13:00 e 17:00–20:30.

“Juliano, ovverosia della resistenza”, scritto e interpretato da Chiara Tarabotti, attrice e autrice formatasi al Centro di Preformazione Attoriale di Roma. L’opera nasce come un’indagine teatrale sulla figura di Juliano Mer Khamis, cofondatore del Freedom Theatre di Jenin, in Palestina, e si sviluppa come una riflessione intensa sulla potenza del teatro come strumento di resistenza culturale e come veicolo di libertà di pensiero e di azione. Attraverso la voce e il corpo dell’attrice, il monologo diventa un atto di memoria e di libertà: un omaggio al coraggio di chi sceglie l’arte come forma di lotta e come spazio politico. In questa tensione viva tra immagine e parola, Juliano, ovverosia della resistenza dialoga con la mostra fotografica, amplificandone la forza emotiva e restituendo alla fotografia la sua eco teatrale e umana.

Luca Greco è fotografo documentarista e ricercatore visivo. La sua indagine ruota attorno ai temi della memoria collettiva, della perdita e dei confini. Attraverso una fotografia sobria, lontana dal sensazionalismo, Greco costruisce narrazioni che uniscono rigore formale ed empatia, indagando le zone di frattura tra storia, identità e geografia. Le strade dell’Apartheid rappresenta una tappa centrale del suo percorso artistico, come sintesi di un lungo lavoro di osservazione e ascolto. La Mostra è promossa dal Centro per la fotografia Campobasso “Vivian Maier” e dall’Associazione culturale fotografica “Sei Torri Tommaso Brasiliano”, con il patrocinio del Comune di Campobasso e il sostegno della SLC CGIL Molise.

Contatti: 3922518132 / 3491639761 – cfcvivianmaier@gmail.com / info@acfseitorri.org

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