di Gianfranco Vitagliano
Egregio dottor Bonamico,
lei sa e da tempo chi sono, quindi possiamo evitare presentazione e convenevoli.
Le scrivo, dopo aver letto l’intervista che ha rilasciato a Primo Piano Molise, per rappresentarle le impressioni, tra cui lo sconcerto, per le affermazioni che lei – io penso con leggerezza – ha dispensato, ancora una volta, su questioni che attengono al diritto alla salute dei cittadini.
Mi creda, sembra che lei, viva e lavori in un altro posto, non in Molise.
Due premesse
La prima
Nel suo atto di nomina, oltre al prioritario compito dettagliato nel titolo, a lei – e, solo a lei – spettano la predisposizione e l’attuazione del Piano operativo sanitario 2023-2025 e di tutti gli interventi necessari a garantire, in modo uniforme sul territorio regionale, l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza in efficienza, appropriatezza sicurezza e qualità, nei termini indicati dai Tavoli tecnici di verifica.
Quattro righe la cui lettura attenta è sufficiente per misurare la distanza tra gli obiettivi chiari del mandato – per il raggiungimento dei quali viene da noi pagato – e il suo agire.
Sia sincero, lei sa bene che di quella distanza i Tavoli tecnici fanno argomento di critica seria al suo operato, con reprimende che non giustificano più come il suo datore di lavoro, il Governo, non provveda alla revoca dell’incarico per il certificato fallimento nella missione assegnata.
La seconda
Lei – al pari dei vertici regionali e, ormai, di tanti cittadini – sa da qualche mese che le conclusioni di un mio studio evidenziano gravi criticità nella determinazione dei disavanzi sanitari annuali – per le quali lei porta la relativa responsabilità, insieme a tutti quelli che l’hanno preceduta nel ruolo – e, ciò nonostante e senza assumere iniziative idonee per la verifica e la risoluzione, lei continua ad imporre decisioni che incidono profondamente sull’erogazione dei servizi sanitari, lasciando che il Piano di rientro, con le sue regole ragionieristiche, determini, ma su numeri errati, sanzioni che scontano gli incolpevoli molisani.
Una domanda: ma la sua coscienza che fa? Evita accuratamente la verità per consentirle di continuare ad operare in questo modo?
Se la lasciasse libera, da giudice severo, le metterebbe davanti la consapevolezza di sé e del proprio agire, le creerebbe sofferenza morale e senso di vergogna. Non mi viene da pensare oltre, e cioè al rimorso, al pentimento, al desiderio di correzione e di riparazione – non mi pare che rientrino nel suo vocabolario interiore – davanti al disastro causato che condiziona pesantemente la vita dei molisani.
Nel merito, poche considerazioni.
Lei sa bene che in Molise non vedremo mai i 90 milioni, condizionati dal raggiungimento di obiettivi impossibili e che la struttura commissariale fallisce dal suo insediamento. Li avremmo avuti – e, forse, li avremo, perché io non demordo nel richiamare l’attenzione di chi di dovere – se lei si fosse attivato per le criticità dei disavanzi che lo stesso presidente della Regione ha denunciato in aula consiliare.
È lei stesso ad ammettere che la struttura commissariale parla attraverso atti e documenti e, quindi, a smentire con questi le sue stesse dichiarazioni e a rendere vuoto e retorico il suo invito a remare tutti nella stessa direzione.
È lei a operare, licenziosamente, in arrogante solitudine, eliminando dal radar persino coloro che, eletti democraticamente dal popolo, hanno – loro e non lei – il diritto e il dovere di rappresentarne istanze ed interessi.
Con la stessa logica lei ha rinunciato persino ai possibili, ma sempre necessari, contributi di carattere specialistico che avrebbero reso i suoi atti frutto di programmazione coerente, più razionali e, soprattutto, rispettosi del diritto che appare spesso, sia dal punto di vista culturale che giuridico, uno sconosciuto.
Rifletta, in proposito, sul numero anomalo di approvazioni e revoche ed anche sulla presuntuosa libertà dall’obbligo di esecuzione delle sentenza della giustizia amministrativa.
Ma lei ha consapevolezza delle problematiche e delle esigenze tecnico-amministrative della sbandierata integrazione tra l’oggi Responsible e il Cardarelli? Ha bene presenti le condizioni attuali del primo e di quelle del Sistema sanitario regionale? Pensa di accoppiare facilmente due soggetti con gravi problemi “di salute” e di futuro? Come ha pensato di superarle? E, poi, ha sentito in proposito gli Organismi rappresentativi pubblici dei quali deve – non può, deve – acquisire il parere? Domanda pleonastica. Lei si sente libero anche rispetto agli obblighi di natura democratica.
E, poi, non si avventuri sul piano immobiliare. Se non ricordo male, il divieto alla vendita a chicchessia dell’immobile dell’Università Cattolica è scritto in chiaro nella concessione del finanziamento pubblico a valere sui Fondi FIO.
Tra l’altro, non si può non notare come lei, sia nel parlare che nell’agire, abbia espropriato l’unica Azienda sanitaria regionale della propria autonomia gestionale, sostituendosi alla direzione strategica dell’Azienda, il cui ruolo risulta non solo delegittimato ma addirittura inutile.
Mi creda: di inutile, anzi dannoso, nella vicenda sanitaria regionale – rispetto agli stessi obiettivi assegnati, ma puntualmente falliti, e alle nostre attese, sempre deluse – c’è solo il commissario ad acta
Mi passi, infine, quello che può sembrare un atto di presunzione, ma non lo è.
Se fossi stato al governo regionale di questi tempi, molte delle cose pensate ed attuate dal commissario non sarebbero andate così come sono andate.
La forza della rappresentanza è un diritto incontestabile e l’interesse pubblico da tutelare è priorità assoluta. Davanti ad essi non è ammesso nemmeno “fare prigionieri”.
Io penso che, con molta probabilità e senza offesa, lei si sarebbe dovuto cercare un’altra occupazione e da noi non sarebbero più venuti commissari.






























