di Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la nota trasmessaci da un nostro lettore rispetto all’ennesima intelligenza, risorsa umana che perde la CITTÀ DI VENAFRO.
Il sentimento di tristezza e nostalgia è palpabile in queste righe, che raccontano il viaggio di chi, abbandonando la propria terra, si trova a confrontarsi con un futuro incerto lontano da casa. Il protagonista descrive una realtà dove gli affetti familiari rimangono radicati, come un faro nel buio della distanza.
Le provviste del Sud, simbolo di amore e legame con le proprie radici, non riescono a colmare il vuoto lasciato dalla partenza e dall’incessante rimpianto per una terra che, purtroppo, appare in declino. Venafro è presentata come una comunità disorientata, dove le istituzioni sembrano assenti e dove l’indifferenza dilaga tra i suoi cittadini.
Il lettore esprime preoccupazione per la degenerazione sociale, sottolineando come bar e locali, al posto di promuovere aggregazione e svago sano, siano diventati luoghi di degrado e insulti, contribuendo così a un’immagine negativa della città. La mia vecchia Venafro è descritta come un luogo in cui i fannulloni e i traditori hanno saputo prevalere, lasciando solo macerie al loro passaggio.
Eppure, nonostante tutto, la speranza di un ritorno aleggia nel cuore di chi ha lasciato quella terra. Un invito a riflettere su ciò che resta e su come poter, un giorno, rivalutare e ricostruire una comunità migliore. In un mondo in cui i legami affettivi sono sempre più fragili, il Sud rimane una parte indissolubile dell’identità, indipendentemente da dove ci si trovi.
Venafro merita uno sguardo nuovo, una rinascita che possa finalmente ridare voce a chi ama e crede nel suo futuro.
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