Per la tentata induzione indebita sulla pm Silvia Curione, l’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo, è stato condannato (con il beneficio della sospensione della pena) dal Tribunale di Potenza
Carlo Maria Capristo, ex procuratore capo di Trani e di Taranto, è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione (pena sospesa), e al pagamento delle spese processuali, dalla sezione penale del Tribunale di Potenza, presieduta da Rosario Baglioni, per tentata induzione indebita e falso ideologico. Per un’altra serie di ipotesi accusatorie relative a quest’ultimo reato, Capristo è stato assolto «perché il fatto non sussiste». É questa la sentenza che ha definito il primo grado del processo a carico del magistrato coinvolto in una vicenda che riguardava un suo presunto tentativo di induzione verso la pm Silvia Curione per agevolare tre imprenditori di Bitonto, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, attraverso il suo autista (poi uscito dal processo con patteggiamento e condanna a due anni). I fratelli Mancazzo sono stati condannati ciascuno a due anni di reclusione (pena sospesa) e al pagamento delle spese processuali.
Il legale: «Questa sentenza sarà riformata»
«Questa sentenza sarà riformata – ha commentato il legale di Capistro, l’avvocato Angela Pignatari – perché siamo convinti che sarà data una lettura diversa degli atti oggetto del processo. Capristo è persona onesta e perbene e che non ha commesso i fatti per come sono stati inquadrati dal tribunale. Faremo appello».
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