Dal Consiglio regionale ancora nessuna chiarificazione delle nubi su Pozzilli.

“Amici Lavoratori,

prendiamo formalmente atto della convocazione ministeriale fissata per il 12 novembre, finalizzata a chiarire la situazione del piano di riconversione dello stabilimento ex Unilever di Pozzilli.

Riconoscendo l’impegno tardivo dell’Assessore Regionale per l’ottenimento di questo tavolo di confronto, perché arrivato solo dopo un anno di richieste e sollecitazioni, pertanto apparentemente inutile seppur scontato, è nostro dovere, con la massima chiarezza, sottolineare di nuovo, che la convocazione del Ministero per il 12 novembre è ormai fuori tempo massimo.

La sentenza del TAR dell’8 ottobre scorso ha infatti già delineato un quadro inequivocabile: l’incertezza e i ritardi derivanti dal contenzioso tra Invitalia e P2P hanno reso la situazione insostenibile per i lavoratori, che non possono attendere oltre.

Questo pronunciamento impone un cambio di passo immediato ponendo azioni concrete e non meramente interlocutorie come sin oggi è evidenza inconfutabile.

Per tale ragione, la convocazione del Ministero non sospende né sostituisce l’iter già avviato dalla CISAL presso la Prefettura, per la convocazione di un tavolo congiunto con la Regione Molise e i vertici Unilever.

Le priorità dei lavoratori restano immutate e non più rinviabili:

– Attivazione immediata della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria in deroga (CIGS).

– Definizione urgente dell’integrazione salariale a carico di Unilever.

Questi interventi non richiedono ulteriori passaggi ministeriali, poiché rientrano nelle competenze dirette della Regione Molise e della stessa Unilever. È quindi, ogni azione concreta deve concentrarsi su questi interlocutori senza addurre a ulteriori rinvii.

La Regione Molise ha inoltre la piena responsabilità di fornire chiarimenti trasparenti circa lo stato del progetto di riconversione, considerato che il piano sembrerebbe essersi evoluto da una dimensione sperimentale a una configurazione innovativa a carattere ambientale, pari ad un altro progetto già in stato avanzato e proposto da una impresa molisana già operante nel mondo dei rifiuti.

Una tale trasformazione impone comunicazioni puntuali e ufficiali verso i lavoratori e la cittadinanza, sia nel rispetto delle Istituzioni, sia nell’assoluto rispetto nei confronti dei lavoratori. All’uopo ribadiamo che la nostra azione resterà focalizzata su chi può e deve fornire risposte immediate, quindi sulla Regione e l’Unilever.

Non è tollerabile alcun ulteriore ritardo nella gestione della crisi occupazionale.

Non dobbiamo sottovalutare i tempi della ripartenza produttiva, che se è rimasta in linea con i il percorso dettato dall’inizio, non potrà avvenire prima del lontano 2027.

Rinnoviamo la nostra fiducia nell’azione di S.E. il Prefetto, certi che potrà garantire il necessario coordinamento per una soluzione effettiva e non più differibile”.

Questo l’accorato appello della Cisal a firma del suo rappresentante Antonio Martone a cui va il merito di non aver mai sostenuto azioni senza consapevole e razionale azione sindacale. Schernito da altre sigle oggi, a malincuore, le sue tesi appaiono sempre più giuste, sempre più veritiere. Siamo innegabilmente difronte una sorta di resa che nella sua resistenza ha lasciato molteplici vite sulla strada della guerra tra poveri. Una Regione senza un barlume di luce ha inteso sposare la tattica infelice messa in campo dalla famiglia Civitillo, si è trincerata dietro barriere trasparenti che non sono, consapevolmente, servite alla difesa di diritti sacrosanti, quali il lavoro e la dignità dei lavoratori. Perdere l’ennesima battaglia significa arrendersi alla tomba e dichiarare l’inutilità di una politica del lavoro mai incisiva, sempre morbida nei confronti di chi “prenditore” riesce sempre a darsi alla fuga e lasciare panni stesi ovunque. Il mercato del lavoro non può essere alla stregua di patti, di ricerca sfrenata di arricchimenti per pochi e spoliazione pei i più. Gli stessi sindacati, ormai una sorta di CAF, non per la tutela dei cittadini ma per onorare impegni di carattere burocratico al fine consolidare funzioni sempre meno impegnate per il solo interesse dei lavoratori, hanno sceso le scale dei palazzi per risalirle da parlamentari o addirittura da ministri. L’orgoglio lasciato ai tempi passati, termina con la speranza di veder sé stessi urlare le gesta e di fatto, spegnersi al primo soffio di vento utile per contrarre matrimoni mai disinteressati. Forse sarà la delusione a proferir parole di sconforto, ma la constatazione è troppo lampante per non tornare a parlare senza rancore di lotte, incontri animati nelle notti fredde, bandiere e forza d’assieme. Il tempo è galantuomo, cita un saggio proverbio, e forse lo si può ancora recuperare. Il tempo non perda tempo e come oggi, 21 ottobre 2025, in Consiglio Regionale grazie a un’interpellanza urgente, si potrà discutere degli accadimenti di Pozzilli, lasciando retorica e insignificanti scusanti, che finirebbero per far ancora più danni, fuori dalle segrete stanze, così si torni alla responsabilità di una politica sempre più attenta al vestito o la cravatta, e sempre meno ai veri problemi che attanagliano una regione dai mille volti tralasciando sempre il volto migliore, quello dell’orgoglio molisano decantato da Francesco Jovine e depredato dal tempo. L’ex Unilever è al capolinea, ormai è cosa conclamata, si faccia in modo che il capolinea sia di quelli dignitosi, uno di quelli che una volta accettava le sconfitte sapendo che ricomponendo le idee e la squadra, prima o poi avrebbe rivisto la luce, e con essa la ritrovata serenità. Si è detto tutto o niente ma quel niente può tornare a essere tutto, quel tutto inesorabilmente non può che continuare a essere “il niente”. Il tavolo ministeriale del 12 novembre non può che inasprire la chiusura di ulteriori porte poiché è chiara la posizione di Invitalia che da tempo chiede garanzie, d’altronde si parla di un importo da finanziare pari a 109 milioni di euro per una delle aziende che non mostra solidità, almeno nell’apparenza. L’imprenditore che ha in mano il gioco, che vede la lavorazione di ben 120/140 tonnellate di plastica, già questo è dire molto, dica la sua e non si faccia sostituire nell’esposizione dei fatti da chi deve, per giustezza dei ruoli, non dire mai il contrario di quel che il padrone ritenga si dica. Forse si potrebbe giungere a nuovi orizzonti e nuove prospettive senza dover la sera, nel tornare a casa, piangere sul letto del riposo mai più ristorabile.

Redazione

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